Il nostro
arrivo a Huauchinango ci ha catapultati immediatamente fra le bancarelle del
mercato cittadino. Quasi uno scenario fiabesco, pieno di colori e di aromi che aiutano
a capire qual è l’anima di questo Popolo.
Quartieri dai colori accesi, atmosfera surreale
e poi uno strano incontro...una Signora molto distinta, elegantemente vestita, un
cappello sgargiante...ossuta e scheletrica! E’ proprio lei Catrina. Si “aggira” per le strade e i quartieri con i suoi
raffinati abiti ottocenteschi e ti preannuncia quella che è per il popolo
messicano una delle feste più importanti dell’anno: la Dia de muertos, la festa dei morti.
L’esperienza della morte viene vissuta in Messico in un modo molto
allegro e gioioso. Un modo di interpretare la morte difficile da capire per noi
Europei, che vediamo nel trapasso un’accezione negativa, in quanto causa della
perdita delle persone care. In Messico invece, fin dai tempi degli Aztechi, la
morte assume un connotato positivo, perché foriera di una condizione migliore,
al di là di come il defunto abbia vissuto la sua vita o di come l’abbia
lasciata.
La nostra prossima meta è la città di Morelia, quasi nove ore di viaggio da
Huachinango. A Morelia vivremo tradizioni e riti della Dia de muertos...la
barriera tra il regno dei morti e quello dei vivi che si assottiglia e lascia
tornare i defunti alle loro famiglie. Una sorta di sincretismo religioso,
creato dagli antichi nativi per non perdere le loro tradizioni dopo la
conquista spagnola.
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