Pagine

martedì 13 agosto 2019

IL "PESO" DELL'ACQUA...VIAGGIO IN KENYA 2019



Bere… un gesto semplice e vitale, ma purtroppo non sempre scontato. Non tutti, infatti, nel Mondo hanno a disposizione l’acqua potabile. Una situazione grave con conseguenze catastrofiche; malattie, come diarrea- malaria-colera, dalle quali, quando si vive in uno dei Paesi più poveri della Terra, spesso non si guarisce. Nell’Africa subsahariana il 32% della popolazione non ha accesso all'acqua potabile e il 43% dei morti sono bambini al di sotto dei 5 anni. Popoli denutriti, affamati e assetati per un’eccessiva assenza di piogge che ha portato alla carestia, alla perdita dei raccolti e alla morte di quasi tutto il bestiame.
 Adesso, tornato a casa, ho ancora impresso nella mente lo sguardo smarrito di molti Capifamiglia Turkana. Un tempo erano uomini fieri e orgogliosi di basare la propria ricchezza e quella della loro comunità sul bestiame … ora sono uomini disperati perché, a causa della grave siccità, hanno perso la principale fonte di sostentamento.
Questa è una delle periferie del Mondo dove il “peso” dell'acqua grava sulle spalle di donne e bambini. Ogni giorno, infatti, trasportano l'acqua per lunghi tragitti, dalle fonti fino alle proprie case. Tragitti che durano ore, che mettono a rischio la loro vita e che gli impediscono di studiare, di lavorare o di svolgere qualsiasi altra attività. 

martedì 6 agosto 2019

VIAGGIO FOTOGRAFICO IN KENYA AGOSTO 2019


 #africa #kenya #africatravel #travelphotography  #wildlifephotography 

Sabato 3 Agosto. Sveglia alle 04.00. Partenza alle 07.00 da Catania per Roma. Alle 11.00 mi imbarco per Nairobi. Inizia così il mio viaggio fotografico verso quella che viene definita “La culla dell’Umanità”… Verso quel luogo che richiama proprio le origini dell'uomo, il KENYA.
Quasi sette ore di volo verso una meta speciale, quella che ti rimarrà dentro l’anima per tutta la vita.  Dove ogni giorno farai a gara con il tempo e dove ciò che conta davvero sono la luce del giorno, il buio della sera, l’alba e il tramonto.
Domenica 4 Agosto. Dall’aeroporto JKIA di Nairobi, alle 14:00, partenza per Lodwar, nella Rift Valley. Appena arrivato sento attorno a me la forza infinita della natura e quella sensazione di piccolezza di fronte ai suoi paesaggi sconfinati dai colori mozzafiato.
Lunedì 5 Agosto.  In barca raggiungo l’isola vulcanica di Central Island. Qui ogni cosa ti emoziona…ogni strada di cui non vedi la fine, ogni albero dai rami protesi verso il cielo e dalle forme insolite, ogni viso che ti sorride, ti muove qualcosa dentro che a tratti non sai nemmeno spiegare….
Questa è la “mia” Africa…quella che sto vivendo e che voglio racontare…
STAY TUNED!!!






lunedì 8 luglio 2019

CACCIA ALL'ULTIMO GUERRIERO - STORIE DI MARE...The End

#Sicily #fish #swordfish #tradition #StrettodiMessina #photography  


Una lotta arcaica, tra l’uomo e l’animale, in un paesaggio che muta con il passare delle ore.

Nello Stretto di Messina lo chiamano il pesce cavaliere per il coraggio e la fierezza dimostrati nella lotta prima di cadere abbattuto sotto il ferro del suo avversario.

E’ per questo che fin dai tempi remoti, si parla di caccia e non di pesca.


A “cardata da cruci è l’atto finale della battuta di caccia.

La tradizione vuole che uno dei pescatori, tranne il lanzaturi, cioè di colui che ha lanciato l’arpione, segni, con le unghie della mano, quattro croci vicino dell’orecchio destro del pesce appena issato sulla barca. 

Un segno augurale di prosperità oppure un riconoscimento “dell’onore delle armi” all’animale ucciso, per il suo nobile valore di combattente.

domenica 7 luglio 2019

CACCIA ALL'ULTIMO GUERRIERO - STORIE DI MARE...Second part

#Sicily #fish #swordfish #tradition #StrettodiMessina #photography #story #sea #MediterraneanSea #Sicilyregion


...Saliti a bordo della Santa Rita, ognuno sa quali sono le proprie mansioni prima della caccia. Le sagole delle fiocine vengono sistemate sulla prora per essere poi distese ai lati della passerella e sulle aste degli arpioni si armano diversi tipi di punta.

Gesti  che sembrano rituali, uniti alla semplicità del quotidiano. Qualcuno, infatti, prepara un caffè alla maniera dei pescatori. 

Un rapido segno della croce da inizio alla giornata.  Con scatti agili e sicuri, gli uomini si arrampicano sull’antenna.  Da lì, i loro occhi esperti, perlustrano il mare per un raggio di oltre cento metri.


Il capo barca, dalla coffa, insieme alle altre vedette scruta  il mare circostante.  Alcuni spuzzi attirano la loro attenzione.  In lontananza,  la sagoma di un esemplare di  pesce spada.  
E’ quando sale in superficie, alla ricerca di piccole prede, che il Re degli Abissi diventa vulnerabile.


“U vitti! U vitti”. Un grido allerta il fiocinatore di vedetta sulla passerella e l’equipaggio in coperta. E poi via! I motori a tutta forza verso la preda!


“A desra! A desra! Curri ...... rittu!”.. Un inseguimento velocissimo.  Le  grida di comando si mescolano al rumore della prua che taglia i flutti. La feluca vira bruscamente  e sembra che la vedetta possa cadere da un minuto all’altro.
Il  fiocinatore ha pochissimo tempo per agire prima di scagliare la micidiale arma. Senza esitare  e con un solo  colpo ficca l’arpione sul dorso del pesce.

“U pigghiai! U pigghiai!.....una scia di sangue tinge le acque dello Stretto.   


Un’eterna lotta tra l’uomo e l’animale, tra la vita e la morte; un insieme di valori che si intersecano tra di loro. Uno scontro sanguinoso, dove i protagonisti mettono in gioco forza e abilità.

Una battaglia estenuante, durante la quale  il grosso pesce che cerca disperatamente di liberarsi dall’arpione micidiale  che lo ha quasi trapassato e i pescatori che non devono farlo scappare.

L’animale cerca di inabissarsi, poi  salta; si immerge nuovamente:  salta ancora e poi ancora. Si dimena disperatamente cercando di liberarsi. I pescatori non lo perdono di vista e mollano diverse decine di metri di cima. Dopo molti sforzi i pescatori hanno la meglio.


L’animale viene issato sulla barca e per evitare che attacchi viene coperto con un telo nero.

WORK IN PROGRESS....STAY TUNED!!!

CACCIA ALL'ULTIMO GUERRIERO - STORIE DI MARE...First part

#Sicily #fish #swordfish #tradition #StrettodiMessina #photography #story #sea #MediterraneanSea #Sicilyregion


Domenica  7 Luglio, ore 5.00. E’ l’alba. Tra il rumore delle onde e l’odore della salsedine vedo  la luce rossa del sole scivolare lentamente su Ganzirri e Torre Faro.  Il paesaggio sembra avvolto in un’atmosfera ovattata e sospeso in una dimensione irreale. Sono sulla punta nord orientale del Comune di Messina. 

Aspetto di salire a bordo. 

E' questo il preludio di una scena secolare che, fin dai tempi dei Fenici, anima le acque dello Stretto. Una scena cantata anche da Omero; una tradizione che si tramanda di generazione in generazione e divenuta, ormai, un tutt'uno con quelle Leggende che hanno fatto della Sicilia la Terra del Mito.

Da aprile a settembre tutte le mattine l’equipaggio si incontra sulla spiaggia di Ganzirri. I pescatori salgono a bordo di un barchino a remi che lentamente scivola sull'acqua per trasportarli alla feluca. Il silenzio dell’alba viene interrotto da qualche frase, pronunciata semplicemente per alleggerire la tensione che accompagnerà questi uomini per l'intera giornata.


Un mestiere unico, fatto di regole ancestrali, mai scritte e da sempre osservate. Un'antica tecnica di caccia, sofisticata e complessa, basata sull'avvistamento e sulla minuziosa conoscenza del comportamento del pesce.


E' questa la caccia al pesce spada....


La Feluca, poco più lunga di 15 metri, è stata sistemata secondo le antiche tecniche delle costruzioni in legno. La barca ha una lunga passerella a prora, da dove il fiocinatore cattura la preda, e un’antenna centrale sulla cui cima, mi spiegano, c'è il centro del comando. L'Antenna è il posto dove si trovano il timone, le marce e i pescatori addetti alle manovre e all'avvistamento.

Un groviglio spettacolare di cavi d’acciaio, lungo quasi un chilometro e mezzo, sostiene le due strutture in ferro di 25 e 28 metri.

WORK IN PROGRESS....STAY TUNED!!!

domenica 3 febbraio 2019

EIKONCULTURE EVENTI | INCONTRO CON L’AUTORE: FRANCESCO CITO La Storia della Fotografia a Mascali


#francesco_cito #masterclass #portfolio_reviw # photojournalism #art #blackandwhite #bnw 
Francesco Cito, uno dei migliori fotogiornalisti italiani come lo ha definito Ferdinando Scianna e uno dei più apprezzati sia in Italia che all’estero, è stato presente a Mascali, dal 26 al 29 Gennaio per EikonCulture Eventi.  Una serie di appuntamenti, dalla Masterclass alle Letture Portfolio all’incontro con i corsisti di EikonAcademy, densi di forti emozioni, vissute tra racconti e sentimenti umani. Una platea entusiasta ed incantata davanti alle immagini di Cito, a cominciare da quelle sulla guerra, per proseguire con le serie sui punk londinesi, il contrabbando di sigarette in Italia, passando a quelle del progetto sul coma vissuto nelle famiglie, per finire con la teatralità dei matrimoni napoletani. Insieme al pubblico, Francesco ha ripercorso episodi noti e meno noti della sua carriera, facendo diverse considerazioni sulla fotografia sia di ieri che di oggi. Un personaggio dal grande lato umano; un uomo che dal suo primo scatto ha sempre amato stare dentro ad ogni contesto, con il compito di raccontare l’uomo e le sue vicissitudini e a rischio della propria vita. A chi gli ha chiesto quali sono le regole di un buon fotoreporter ha prontamente risposto Prima di tutto l’umiltà…senza smettere mai di raccontare. Un grande professionista che ha segnato la storia della Fotografia italiana. Le sue immagini hanno reso memorabili situazioni, volti, confini e guerre, lasciando tracce indelebili e rendendo immortali anche le più banali quotidianità.
























sabato 18 agosto 2018

L'Anima di un paese... nel cuore della Sicilia


Agosto 2018 | Troina (EN)

Ogni paese ha un’anima racchiusa tra le sue radici, nei suoi ricordi e nella memoria di chi combatte per non cederla all’oscurità dell’oblio. Un’anima che traspare quando le sue genti la rendono come roccia, forte nel tempo, tramandandola di generazione in generazione. La Sicilia, bellissima e contraddittoria, culla di antiche civiltà, terra di miti e leggende, nasconde dentro di sé un perenne dualismo…grandezza e miseria, asprezza e fecondità. L’essenza della sua anima la puoi sentire nel profumo della terra arsa dal sole e nel sibilo del vento che, accarezzandone i fianchi e le colline, trasporta il fruscio dei campi di grano misto all’odore delle zagare. La sua essenza la puoi vedere mentre ti trovi tra i suoi sentieri ad osservare un gregge che sotto un gioco di luci e ombre si trasfigura in un cammino di anime candide verso un’infinita meta… La vedi nella lentezza di un ruscello scarno che interseca un ponte dalla bellezza essenziale...e su quella terra brulla disegna figure irregolari... La puoi vedere mentre alzi lo sguardo e ti perdi tra le nuvole, mute testimoni di eventi passati e presenti. E rimani lì a guardarle mentre si muovono e si trasformano in mezzo a quel cielo che di questi luoghi ha tanto da raccontare. Allora chiudi gli occhi e sconfini oltre ciò che è possibile vedere…ti ritrovi fuori dalla tua dimensione fisica e torni ad indagare ancora sull’essenza di questa terra, cercando e facendo emergere quell’identità vissuta che non deve essere dimenticata. Qui la storia, fermandosi più volte, ha scritto alcune tra le sue pagine più importanti. Se chiudi gli occhi e ascolti nel silenzio, senti terribili frastuoni, senti i lamenti e il pianto di figli e madri, percepisci sulla pelle i brividi del dolore della distruzione…se chiudi gli occhi…senti ancora il rumore della guerra che qui, nel cuore della Sicilia, nell’agosto del 1943 ha ferito a morte il paese di Troina. Se chiudi gli occhi…senti lo spirito di queste genti che, tra le lacrime e il sangue, hanno ricostruito la loro identità fortificando nel tempo la loro essenza e quella di questa terra. Qui, immerso nel cuore della mia Isola, ho respirato la stessa aria di quelle genti, ne ho carpito sentimenti ed emozioni…Come diceva Robert Capa “le foto migliori sono quelle scattate da vicino”…vicino all’anima della gente…vicino all’anima della mia terra...

domenica 26 novembre 2017

Il Vettore, la montagna ferita





Monte Vettore, 2.476 metri slm, il rilievo montuoso più alto del massiccio dei Monti Sibillini, Appennino umbro-marchigiano. Su di sé, come tutt’intorno, i segni della forza devastante del terremoto che ha colpito mortalmente questa terra. Le sue pareti rocciose sono attraversate da una fenditura in corrispondenza della faglia che è stata attivata dal movimento tellurico. Quella spaccatura, che è una profonda ferita lunga centinaia di metri, mostra quanto le scosse abbiano cambiato i connotati alla zona intorno agli Appennini. La sua vetta, la più alta di un massiccio montuoso dalla caratteristica forma ad “U”, fa da sfondo alla devastazione dei numerosi borghi e paesi distrutti dal sisma.