Biografia
“Le
sue foto, sempre incentrate sul rapporto tra memoria e luoghi”
Diana
Markosian, fotografa armeno-americana, nasce a Mosca nel 1989. La sua carriera
inizia come fotografa documentarista, scrittrice e regista. Nel 1996 si
trasferisce in California con sua madre e suo fratello, mentre il padre rimane
in Russia. Si laurea, nel 2008, all’università dell’Oregon in Storia e studi
internazionali e nel 2010 accede al Master in giornalismo alla Columbia
University. Nel 2011 viene inviata come fotogiornalista in Azerbaijan per il Bloomberg News ma le viene negato l’ingresso
nel Paese, in guerra con l’Armenia, a causa del suo cognome armeno. I
suoi lavori sono stati pubblicati su World Policy Journal, The New York Times,
Foreign Policy, The Times, Human Rights Watch, Amnesty International, National
Geographic. Ha vinto
il premio annuale di fotogiornalismo alla Columbia School. E’ stata selezionata
per il Joop Swart Masterclass da World Press Photo ed è stata vincitrice, nel
2013, del Magnum Emerging Photographer Fund. Nel 2015 viene selezionata come
prima destinataria del Chris Hondros Emerging Photographer Award. Nel 2016 riceve
la candidatura per la nomina a membro di Magnum Photos. Diana Markosian è molto
nota per i suoi saggi fotografici tra cui Inventing My
Father, sul suo rapporto con il padre e quello sul genocidio armeno.
Diana aveva un bisnonno che era sì riuscito a scampare al genocidio armeno ma che mai più era tornato nel suo Paese d’origine. Lei è andata alla ricerca dei pochi sopravvissuti e ha fatto loro un regalo. È andata a trovarli in Armenia con fotografie di grandi dimensioni della loro terra natale. Ha immortalato i vari incontri con immagini toccanti e il risultato sono fotografie nelle fotografie, “storie di ciò che avevano, di ciò che hanno perso. E che hanno ritrovato di nuovo” anche se per un’ultima volta.
Diana aveva un bisnonno che era sì riuscito a scampare al genocidio armeno ma che mai più era tornato nel suo Paese d’origine. Lei è andata alla ricerca dei pochi sopravvissuti e ha fatto loro un regalo. È andata a trovarli in Armenia con fotografie di grandi dimensioni della loro terra natale. Ha immortalato i vari incontri con immagini toccanti e il risultato sono fotografie nelle fotografie, “storie di ciò che avevano, di ciò che hanno perso. E che hanno ritrovato di nuovo” anche se per un’ultima volta.
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