Dorothea Lange nasce nel 1895 a Hoboken, New Jersey. Trascorre
un’infanzia segnata dalla poliomielite e dai problemi familiari. Comincia a
studiare fotografia presso i più importanti artisti di New York, come Clarence
White e Arnold Genthe e dopo un giro attorno al mondo, intrapreso nel 1918, si
stabilisce a San Francisco, allora capitale della fotografia americana. Sposa il
pittore Maynard Dixone e aderisce ai principi della straight photography ("fotografia diretta", una tendenza del linguaggio fotografico nata nella prima metà
del Novecento in opposizione al pittorialismo). Nel 1929 si separa dal marito e a
causa della crisi economica che colpisce molti contadini comincia ad
abbandonare la fotografia ritrattistica per dedicarsi al sociale. Tra il 1932
ed il 1939, lavora, col secondo marito, ad un progetto sulla documentazione dei
problemi sociali legati alla depressione delle aree rurali. Nel 1947 collabora
alla nascita dell'agenzia Magnum e nel 1952 partecipa alla fondazione della
rivista Aperture.Viaggia molto durante il dopoguerra e lavora anche come
fotografa di Life. A causa delle condizioni di salute la sua carriera subisce
un brusco arresto. Muore a 70 anni di cancro nel 1965.
La carriera di Dorothea Lange si può riassumere in una sola
fotografia. Dotata di una profonda coscienza sociale, partecipa, verso la seconda metà
degli anni Trenta, ad una missione del Farm Security Administration. Viaggia in
lungo e in largo tra la California e gli Stati Uniti Sud Occidentali e in un
accampamento di contadini incontra una giovane donna con la sua famiglia. La
donna le racconta di sfamare i suoi tre figli solo con verdure congelate. Una
madre che ha solo 32 anni, ma un viso profondamente segnato dalle difficoltà
della vita. Ciò nonostante l’immagine scattata dalla Lange non trasmette
dolore. Nel suo scatto risaltano orgoglio e dignità e la percezione che in
qualche modo quella giovane madre e la sua famiglia riusciranno a
sopravvivere con una vita migliore. Questa foto è diventata una vera e propria
icona del Novecento, un vero e proprio simbolo della sofferenza e della lotta
per la sopravvivenza, affrontata dalla gente comune durante la Grande
Depressione.
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