Biografia
Sergio Larrain nasce nel 1931 da un’aristocratica famiglia
cilena di cui mal sopportava il lusso e la bella vita. Dopo tre anni di studi
in ingegneria forestale negli Stati Uniti, inizia a fotografare con una Leica
IIIC e, tornato in Cile, inizia a sviluppare
le sue foto in un piccolo laboratorio allestito in casa. I suoi primi scatti racchiudono la vita di bambini orfani e
abbandonati e della gente umile ed emarginata di Santiago e rappresentano, allo
stesso tempo, lo specchio della sua
personalità e l’espressione del suo desiderio di una società migliore.
Fotografa gli “ultimi” integrandosi con
loro e divenendone amico. Questa suo
lavoro costituisce un punto di riferimento
per tutta la fotografia cilena e segna l’inizio della notorietà di Larrain e
della sua attività di fotografo: inizialmente free lance, poi foto reporter
della rivista brasiliana O Cruizero Internacional, fino alla collaborazione con
Magnum Photos negli anni ’60, su invito di
Cartier-Bresson. Sergio Larrain ha lavorato anche con Pablo Neruda, scattando
le foto per “Una casa en la arena” e collaborando con lui per il libro Valparaiso. Nel 1978 abbandona la fotografia non riuscendo più a trovare
in essa l’espressione della propria libertà e si ritira a vita privata,
iniziando un percorso di introspezione mistica nel silenzio delle Ande, lontano
dal mondo e dalla società. In questo nuova dimensione insegna yoga e disegno,
scrive libri e poesie fino alla sua morte. Oggi le sue opere fanno parte di
musei e collezioni prestigiose, tra cui quella del MOMA di New York.
Larrain è uno dei più controversi e significativi fotografi
del XX secolo, nonché autore cileno di un importante lascito fotografico che ha
influenzato generazioni di artisti.
La sua personalità, complessa e contraddittoria, per buona
parte si riflette nella sua arte: dalle sue opere traspare sensibilità, spiritualità,
malinconia e amore per l’osservazione del mondo che fanno emergere un’elevata
coscienza sociale, ma anche ossessioni e paranoie, che si evincono dal modo in
cui lavora alle sue opere, meticoloso fin nei minimi dettagli. Per questo autore incredibile, la fotografia non è mai stata
un dovere o un lavoro, ma uno stato di grazia, in cui l’uomo che ama la vita
riesce ad immortalarne l’attimo fuggente. Per lui la fotografia può essere
paragonata ad un viaggio, ad una ricerca, ad una scoperta, un rendere evidente
ciò che ci è lontano, ciò che i nostri
occhi non riescono completamente a compenetrare e quindi un modo per imparare a
vedere veramente quello che ci circonda. Dai suoi scatti si evince un’interessante studio fra luce ed
ombra, la prima colpisce particolarmente. Infatti è sempre vivida e presente e insieme
a solitudine e decadenza crea la poesia nelle
sue immagini.
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