Monte Raga - Calabria, 30 giugno 2017
E come diceva D’Annunzio...E’ tempo di migrare...
E come diceva D’Annunzio...E’ tempo di migrare...
Al calare del sole, sotto gli ultimi raggi di luce, gli uomini iniziano ad
inseguire i vitelli più piccoli per farli
salire sui camion, per loro lo sforzo
del cammino è troppo faticoso. Posso vedere il vapore che esala dai loro corpi mentre
si ammassano spaventati l’uno contro
l’altro. Le madri muggiscono innervosite alla ricerca disperata dei piccoli.
Manca poco alla partenza. Concitazione, fatica, gesti e rituali, che affondano le proprie radici in tradizioni
ancestrali, si uniscono al rimbombo cupo dello scalpitare della mandria. Un gruppo
compatto che aspetta di muoversi ad un segnale. Sembra di fare un salto indietro nel tempo, verso una
realtà lontana decenni. Un tragitto a tappe; chilometri fatti lungo i tortuosi
sentieri del monte Raga, illuminati dai raggi della luna; passi scanditi dalle
campane appese al collo degli animali; il fortissimo odore del bestiame che non
ti abbandona mai. E’ questa la transumanza in Calabria, le cui origini remote
sono legate a doppio filo alle
caratteristiche ambientali e climatiche del territorio. I rilievi montani
alternati a pianure e valli, la coesistenza di boschi e praterie negli altipiani e la presenza di terre utili al pascolo
invernale, lungo il mare, hanno favorito qui questa forma di attività. È
tuttavia nel centro della regione, fra l'altopiano della Sila e la pianura del
Crotonese, che si insedia la forma più consistente e duratura di transumanza.
Le mucche hanno percorso circa 40 chilometri ed io in mezzo a questi uomini, fra queste montagne, ho potuto toccare con mano cosa significa l’eterna
lotta per la sopravvivenza.
© Vito Finocchiaro
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© Vito Finocchiaro
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