“Devo ammettere che
non sono un membro della scuola del brutto. Ho grande rispetto per certe
nozioni di bellezza anche se per alcuni sono ormai idee vecchio stile. Certi
fotografi pensano che, ritraendo la tristezza delle persone, stiano trattando
un tema serio. Io non penso che l’infelicità sia più profonda della felicità.” (Saul
Leiter)
Partendo da questo pensiero di Leiter, che condivido
pienamente, prendo lo spunto per riflettere sul comportamento di molti, che
sembra, invece, abbiano sposato una delle nuove ideologie sociali del
Ventunesimo Secolo...il culto dell’apparenza. Il culto, cioè, del volersi
costruire un’immagine ad ogni costo e non importa come o a discapito di chi.
Buon senso, diritti, etica, morale, confini continuamente varcati per fare emergere
quello che non siamo ma che vorremmo essere. Come Personaggi pirandelliani in
cerca d’autore. Ricercare e costruire notizie che possano attirare il
pubblico...momenti rubati al dolore di chi sta vivendo un dramma. Tristezza,
sgomento, lacrime, emozioni....una dignità spesso violata in nome di ipotetiche
denunce sociali, di un ipotetico voler mostrare al pubblico i drammi del mondo,
ma in realtà molto spesso per cercare semplicemente
di costruire un momento di visibilità...il nostro! E’ forse questa la nuova essenza
della fotografia?...Mi chiedo...
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