[...]Lasciare
Tlaola e la sua Gente non è stato facile. Un nodo alla gola ha accompagnato il
nostro viaggio per ore. Solo l’arrivo a Huauchinango ci distoglie dalla
tristezza con i colori e gli aromi del suo mercato comunale. Quartieri dai
colori accesi, atmosfera surreale e poi uno strano incontro...una Signora molto
distinta, elegantemente vestita, un cappello sgargiante...ossuta e scheletrica...
Catrina! Si “aggira” per le strade e i quartieri con i suoi raffinati abiti
ottocenteschi e ti preannuncia quella che è per il popolo messicano una delle
feste più importanti dell’anno: la Dia de Muertos, la festa dei morti. Ovunque c’è aria di festa. Dimenticatevi abiti a lutto, lumini o
crisantemi. In questa parte del mondo la Commemorazione dei Defunti è un
colorato carnevale. Due strade parallele, quella messicana e la nostra che
sembrano simili ma che in realtà sono diverse nella loro essenza primordiale. Tristezza,
riflessione, ricordo, nella mente e nel cuore di noi italiani; allegria e gioia
nelle case messicane per un surreale ritorno dei loro cari defunti. Una porta
aperta con l’altro mondo, un confine che si assottiglia e che per poche ore
lascia “passare” chi non c’è più. Bisogna farsi trovare preparati. Porte
spalancate, cempasúchil (i fiori dei morti) sparsi a terra, pan de muertos ovunque...per
rendere omaggio a chi “torna”. La morte...una rinascita. Il viaggio delle anime
da un luogo che gli Aztechi chiamavano
Mictlan. Lasciamo Huauchinango e dopo una sosta a Morelia, il nostro viaggio ci
porta sul Lago di Patzcuaro, dove, secondo la tradizione indigena, sarebbe
iniziata la Storia del Messico. Ogni suo angolo trasuda fascino, cultura e
poesia. Questi sono giorni carichi di elettricità, di fermento... Lo spirito
della tradizione, il senso di appartenenza alla propria comunità che si
rinnovano. Si puliscono le tombe; si fanno veglie funebri, si prepara da
mangiare. Sentieri di petali gialli segnano la via fino agli altari preparati nelle case. Su ogni altare i
quattro elementi naturali: l’aria con il “papel picado”, il fuoco con le
candele, la terra con il cibo e l’acqua. Non manca il sale, simbolo di
saggezza. Tutto è pronto per accogliere e omaggiare chi sta per “tornare”.
Nella notte, centinaia di barche, come
in una sorta di pellegrinaggio, sono approdate sull'isola di Janitzo. Una
miriade di lanterne, come una notte stellata, hanno illuminato i sentieri dell’isola
fino al cimitero. Magia e mistero hanno avvolto tutto e tutti. Immediato, nella
mente, un pensiero, una sorta di parallelismo...Avalon, la leggendaria isola,
luogo magico di trasformazione e rinascita. Finalmente è il gran giorno...La
Morte sfila per le strade, nei quartieri, si ferma nelle piazze. Tutto ruota
intorno a lei... Catrina socializza con tutte le sue "vittime", sorridente, raffinata, elegante, e le invita a godersi la vita, finchè si è in
tempo!!!
Due settimane volate in fretta... tante cose
ancora da scoprire e pochissimo tempo a disposizione.... un viaggio sentito,
fortemente vissuto in una terra dove il tempo sembra essersi fermato. Nella
mente fotogrammi rallentati di antichi e misteriosi rituali, di grandi Civiltà
passate, di tradizioni tramandate e perennemente rinnovate. Gente, volti, occhi
che ti affascinano con nobile semplicità. Una semplicità che ti conquista, ti
ruba l’anima. Paesaggi mutevoli, a tratti aridi, a tratti floridi e sgargianti.
Il ritorno rende Marco e me molto malinconici...Ore interminabili di viaggio,
sguardi fuori da un finestrino persi nell’orizzonte. Pensieri immersi in una
realtà che a tratti sembra essere lontana anni luce dalla nostra. Ci accorgiamo,
improvvisamente, come se ci svegliassimo da un sogno, delle nostre compagne di
viaggio. Mute, solitarie, hanno costantemente seguito il nostro percorso e
custodito, inconsapevoli, i nostri pensieri...le nuvole. Nuvole grandi,
impalpabili, eteree, così vicine eppure lontanissime, che colorano di bianco e
rosa un cielo di un azzurro intenso...sono le nuvole messicane...finito e
infinito che si incontrano, si toccano. Mutano sotto ai nostri occhi, si
trasformano, gettano ombre, ma aprono anche squarci di luce...si rincorrono
perennemente e sembrano plasmare il destino di questi luoghi e di questa gente....Mexico City – Catania...
Il Messico è ormai lontano...ma la sua magia è ancora dentro di noi.
Vito Finocchiaro
Marco Scintilla
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