© Vito Finocchiaro
Mascali
|
Vetri che vibrano, tremori nel cuore della notte che ti
penetrano i pensieri, boati che squarciano il silenzio e non danno pace,
bagliori di fuoco che si stagliano nel cielo, spettacolari nubi di gas, piogge
di sabbia, fiumi infernali di fuoco... uno scenario apocalittico, si potrebbe
dire... ma per chi, come me, è nato e cresciuto ai piedi di un vulcano tutto
ciò è quasi una paradossale routine. Una “strana” simbiosi, quella dell’Etna con
le sue genti, perché, come diceva Goethe,
riflettendo sulla forza della natura, “Viviamo
in mezzo a lei, e le siamo stranieri; agiamo continuamente su di lei e non
abbiamo su di lei nessun potere; costruisce sempre e sempre distrugge; come fa
oggi potrà fare sempre”. A Muntagna, spesso considerata come una sorta di
gigante "buono, negli ultimi anni sta mostrando di avere un
carattere piuttosto esplosivo. Da sempre se ne canta la sua immensa bellezza e
da sempre il suo “essere” ha affascinato noi umani, avidi di conoscere i suoi
più intimi meandri. Non c’è un solo giorno che non alziamo lo sguardo verso il
cielo perché sappiamo bene che qui, da un momento all’altro, tutto può accadere.
Da un momento all’altro potrebbe spezzarsi un equilibrio e con sgomento potremmo
solo assistere all’immensa e devastante forza di colei che, da sempre,
inconsapevole, domina su questi luoghi, segnandone e modellandone il destino.
Una forza brutale che non perdona, quella del vulcano, come una Furia che colpisce
la sua vittima e che nel 1928 devastò il mio paese, l’unico ad essere
completamente distrutto dalla lava negli ultimi 330 anni. Un luogo unico al
mondo è questa mia terra; una terra complessa, fatta di aspetti contrastanti,
dove la natura è severa ma anche benigna. Un territorio che, pur sembrando immobile,
suscita la percezione che qualcosa covi sempre sotto la cenere della grande
Muntagna, pronta ad esplodere in tutte le sue più diverse e seducenti manifestazioni.
Nessun commento:
Posta un commento